Un Angelo solitario,
camminava stanco sul bordo della strada.
Il suo passo malinconico batteva l’aria:
era un volo misteriosamente accorto
a non sfiorare la sciatta luce,
gialla e malata dei lampioni.
e allungò un suo argenteo braccio,
che giocò fra i suoi capelli,
ricche fiamme disordinate illuminate d’oro.
I suoi occhi, grandi e scuri,
accesi di pagliuzze di rubino,
erano l’unico simbolo di angelica dannazione.
La notte sembrava abbracciarlo,
tutto ciò che lo circondava
danzava l’inno di sottomissione
alla sua placida disperazione.
Un boato squarciò il lungo silenzio notturno,
le porte dell’Inferno s’erano aperte,
le sulfuree esalazioni della terra
impregnarono l’aria malsana,
un nitrito, lontano, annunciava l’avvento.
Dalla feccia delle umane convinzioni,
con uno sfolgorante baleno,
si innalzò su un pinnacolo di carcasse insanguinate,
l’orribile Spettro del suo Spirito tentatore,
suo eterno amante e cantore.
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